Doveva morire Chi ha ucciso Aldo Moro. Il giudice dell'inchiesta racconta

Doveva morire

Chi ha ucciso Aldo Moro. Il giudice dell'inchiesta racconta

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A quasi quarant’anni dal delitto Moro, questo libro rimane il punto di riferimento fondamentale per chi voglia farsi un’idea di quanto successo tra il marzo e il maggio del 1978, quando Aldo Moro fu rapito dalle Br e poi ucciso. I due autori hanno squarciato un silenzio durato molti anni e finalmente hanno messo a disposizione di tutti testimonianze, documenti, interrogatori rimasti nei cassetti delle procure e delle commissioni parlamentari per troppo tempo. Dal questo libro si può ripartire per provare a chiarire la tragedia politica più grave della nostra storia repubblicana. Non possiamo ignorare il ruolo pesante che l’Ucigos, la polizia di Cossiga, ha avuto in tutta questa vicenda, insieme al comitato di crisi, le cui relazioni, qui proposte per la prima volta, lasciano esterrefatti. Non è vero che non si poteva fare niente: sono state ignorate segnalazioni e bloccati ordini di perquisizione che sarebbero stati decisivi, ci sono adesso le prove che i covi di via Gradoli e via Montalcini volutamente non sono stati scoperti, alla magistratura è stato permesso di operare solo a omicidio avvenuto e chi tra la polizia sarebbe potuto intervenire è stato messo da parte. Anche le implicazioni internazionali contano eccome in questa storia: Kgb, Raf, Stasi e Cia hanno avuto un ruolo non secondario, senza togliere naturalmente alcuna responsabilità alle Br. Moro doveva essere eliminato. La sicurezza e la ragion di Stato non giustificano l’immobilismo. E il dolo. Viene fuori ancora una volta la malattia cronica della nostra democrazia, così fragile da non poter mai essere trasparente. Basti pensare a tutti gli uomini dei servizi segreti e dei corpi dello Stato iscritti alla P2, che in quei mesi stavano nella sala di comando. Coincidenze? Chi vigilava sulla nostra sicurezza attentava anche alla nostra libertà, eliminando un personaggio che sapeva troppe verità, le più imbarazzanti. Qui sta il cuore del “caso Moro”.

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Sull'autore

Ferdinando Imposimato

Ferdinando Imposimato ha seguito, come giudice istruttore del Tribunale di Roma, l’inchiesta sulla strage di via Fani e il sequestro e l’assassinio di Aldo Moro. Si è occupato anche di lotta ai sequestri di persona, di terrorismo, di mafia e di camorra, oltre che dell’attentato al papa. Entrato in magistratura nel 1964, dopo un periodo trascorso a Milano va a Roma, dove segue le inchieste sui rapimenti ottenendo la liberazione di numerosi ostaggi, tra cui Giovanna Amati e Angelo Appolloni. Istruisce inoltre importanti processi, compreso quello a Michele Sindona. Sua, nel 1981, la prima sentenza-ordinanza contro la banda della Magliana. Nel 1983 il fratello Francesco viene ucciso da Cosa nostra per una vendetta trasversale, il che lo costringe, per motivi di sicurezza, a lasciare l’Italia alla volta di Strasburgo, dove viene designato rappresentante italiano in seno all’Unione europea per il contrasto al terrorismo internazionale. A partire dal 1987 – per tre legislature – viene eletto al Parlamento come indipendente di sinistra e fa parte della Commissione antimafia. Presenta numerosi disegni di legge sulla riforma dei servizi segreti, sugli appalti pubblici, sui trapianti, sui sequestri di persona, sui pentiti, sul terrorismo, sulla dissociazione. Dopo il rientro in magistratura, è stato giudice della corte di Cassazione, dove ha raggiunto il grado di presidente onorario aggiunto. È stato presidente della Trio (Transplant Recipient International Organization) ed è direttore dell’osservatorio dell’Eurispes sulla criminalità organizzata in Italia. Con Sandro Provvisionato e Giuseppe Pisauro ha scritto il libro Corruzione ad alta velocità (Koinè 1999). È autore, per la stessa casa editrice, anche di Terrorismo internazionale (2002), Vaticano: un affare di Stato (2003) e La grande menzogna (2006), sugli attentati dell’11 settembre 2001. In Francia è uscito Un juge en Italie (Éditions de Fallois 2000). Per Chiarelettere ha pubblicato insieme a Provvisionato nel 2008 il libro Doveva morire sul caso Moro, nel 2011 Attentato al papa.

Sandro Provvisionato

Sandro Provvisionato, giornalista professionista, da undici anni è coautore di Terra!, il settimanale di approfondimento del Tg5, e direttore del sito internet misteriditalia.it. Nel dicembre 1975 è direttore di Radio Città Futura. Nel 1977 comincia a lavorare per l’Ansa, dove rimane per dodici anni: da praticante a capo della redazione politica, trascorrendo un lungo periodo alla cronaca, dove si occupa di terrorismo. Dal 1989, come inviato speciale, segue per il settimanale «L’Europeo» tutte le vicende più scottanti della cronaca e della politica nazionale: dalla strage di Ustica alle stragi di mafia del ’92-93, fino a Tangentopoli. Nel 1993 assume l’incarico di capo della Cronaca del Tg5, alla cui guida rimane fino al 1995 per poi passare alla redazione Inchieste. Conduttore del Tg5 della notte, nel 1999, come inviato, segue tutta la guerra del Kosovo. Sarà poi in Libano e in Iraq. Dal settembre 2000, con Toni Capuozzo, è autore di Terra!, di cui è anche conduttore. Docente di giornalismo investigativo in diversi master universitari, ha vinto vari premi e fa parte della giuria del Premio Ilaria Alpi. È direttore del Ceas (Centro alti studi per la lotta al terrorismo) e della nuova web tv misteriditalia.tv. È autore di diversi libri, fra cui La notte più lunga della Repubblica. Destra e sinistra: ideologie, estremismi, lotta armata (Serarcangeli 1989; con Adalberto Bandoni), Misteri d’Italia (Laterza 1994), Segreti di mafia (Laterza 2004), Giustizieri sanguinari: i poliziotti della Uno bianca (Pironti 1995), Uck: l’armata dell’ombra (Gamberetti 1999) dedicato al Kosovo, e Anni di piombo (Sperling & Kupfer 2009; con Adalberto Baldoni). Con Imposimato ha pubblicato Doveva morire (Chiarelettere 2008) e Attentato al papa (Chiarelettere 2011).

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