Il farmacista di Auschwitz

Il farmacista di Auschwitz

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«Il possente libro di Schlesak – in cui c’è un unico personaggio immaginario, il deportato Adam, che tuttavia riferisce fatti oggettivi e parole realmente dette da vittime e da boia e in cui il narratore è solo un impersonale protocollo di eventi, deposizioni e dichiarazioni raccolte – è un indimenticabile affresco del male, degno dell’«Istruttoria» di Peter Weiss e, nella sua secca sobrietà epica, altrettanto intenso.»
Claudio Magris

«Un vero e proprio caso editoriale.»

«Victor Capesius era farmacista a Sighisoara, buon vicino di casa della famiglia Schlesak. Una fotografia del 1929 lo mostra sorridente in uno stabilimento balneare della cittadina, con alcuni conoscenti. Anni dopo, Capesius si trova ad Auschwitz, a inviare tanti di questi suoi vicini nella camera a gas, selezionandoli personalmente e dicendo loro di spogliarsi per andare a prendere un bagno. Dalla farmacia del Lager distribuisce le dosi dello Zyklon B, il gas letale. L’idillio di provincia diviene il più atroce e fetido mattatoio della storia, i commensali di liete tavolate domenicali nelle colline transilvane si dividono in assassini e assassinati, il familiare nido di provincia cova le uova di mostri. Capesius, condannato a nove anni di carcere, è poi vissuto e morto serenamente.

Il possente libro di Schlesak – in cui c’è un unico personaggio immaginario, il deportato Adam, che tuttavia riferisce fatti oggettivi e parole realmente dette da vittime e da boia e in cui il narratore è solo un impersonale protocollo di eventi, deposizioni e dichiarazioni raccolte – è un indimenticabile affresco del male, degno dell’Istruttoria di Peter Weiss e, nella sua secca sobrietà epica, altrettanto intenso.»

dalla Prefazione di Claudio Magris.

Dettagli libro

Sull'autore

Dieter Schlesak

Dieter Schlesak (1934-2019), nato in Romania, è stato poeta di madrelingua tedesca, saggista e romanziere. Dopo gli studi universitari in germanistica a Bucarest, subì la persecuzione del regime di Ceaușescu per la sua attività di redattore della rivista «Neue Literatur». Nel 1969 si trasferì a Stoccarda, in Germania, e successivamente in Toscana. Membro del pen Club, ottenne numerosi riconoscimenti e premi letterari.

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