L'ultimo compagno Emanuele Macaluso, il romanzo di una vita

L'ultimo compagno

Emanuele Macaluso, il romanzo di una vita

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Dalla viva voce di Emanuele Macaluso,
il racconto autobiografico
di un grande protagonista
della sinistra italiana
 
Un film lungo un secolo,
sul filo della memoria,
tra battaglie politiche
e cambiamenti sociali
che hanno segnato un’epoca
 
Con i documenti inediti
dell’inchiesta per adulterio
che lo portò in carcere
 
“Bisognava ribaltare il mondo” ricorda Maca­luso evocando la sua iniziazione alla politica.
Per oltre un anno e fino a pochi giorni prima della morte, Concetto Vecchio lo ha incontra­to nella sua casa romana, nello storico quar­tiere di Testaccio, per comporre un ritratto a figura intera (“più Emanuele e meno comu­nismo”). Una biografia non solo politica, ma anche umana e sentimentale, dove pubblico e privato s’intrecciano.
Sul filo della memoria scorrono le pagine di questo libro che si legge come un romanzo del Novecento. L’infanzia nella Sicilia poveris­sima, dove i bambini lavoravano piegati tutto il giorno nelle miniere di zolfo. La tubercolosi contratta appena adolescente (“ero certo che sarei morto giovane”). L’impegno nel Pci clan­destino negli anni del fascismo, quando era ancora un ragazzo ma già ricopriva ruoli di ri­lievo. I maestri e gli amici di una vita (Luziu Boccadutri, Girolamo Momo Li Causi, Pio La Torre, Leonardo Sciascia, ragazzi fatti col filo e col ferro). Le lotte politiche ma anche le sto­rie d’amore (“quando gli alleati bombardarono Caltanissetta, io mi trovavo nel letto di Lina”: per quella relazione con una donna sposata, di cui per la prima volta vengono a galla i docu­menti giudiziari e le lettere, Macaluso finirà in carcere per il reato di adulterio nel 1944, “colpevoli soltanto di amarci, questa era l’Italia miserabile di allora”).
L’impegno antimafia, il Sessantotto, il terrori­smo, gli anni Ottanta alla direzione de “l’Uni­tà” (sua la prima pagina il giorno dei funerali di Enrico Berlinguer: “TUTTI”), fino agli ultimi giorni, quando ormai era diventato un’icona della sinistra italiana.
La storia di un comunista che disubbidiva. L’avventura di una vita fuori dal comune.

Dettagli libro

Sull'autore

Concetto Vecchio

Concetto Vecchio (1970), giornalista de “la Re­pubblica”, racconta da molti anni la politica italiana. Vive a Roma. Ha scritto Vietato obbe­dire (2005), un saggio-inchiesta sul Sessantot­to alla facoltà di Sociologia di Trento, con cui ha vinto il Premio Capalbio e il Premio Pan­nunzio; Ali di piombo (2007), sul movimento del Settantasette e il delitto Casalegno; Gio­vani e belli (2009); Giorgiana Masi. Indagine su un mistero italiano (2017); Cacciateli! Quando i migranti eravamo noi (2019), che ha vinto il Premio Estense.

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