Panico nello shtetl Racconti di Kasrilevke

Panico nello shtetl

Racconti di Kasrilevke

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«Aleichem contribuisce, insieme a tanti altri scrittori, a tenere in vita la memoria storica, religiosa e culturale di un mondo ormai irrimediabilmente scomparso, travolto dalla furia nazista e inghiottito dalla tragedia bellica del secolo scorso. È un mondo in cui tradizione e modernità, progresso e arretratezza spesso convivevano. Di quel mondo, che fu il suo habitat e l’oggetto della sua passione civile e del suo impegno culturale, Aleichem ci fa comprendere i contrasti (nazionali, confessionali, etnici e culturali) e le contraddizioni che lo hanno solcato. »
dalla Prefazione di Giulio Schiavoni

Per lungo tempo le misere condizioni di vita negli shtetl dell’Europa orientale furono considerate con disprezzo dagli ebrei benestanti ed emancipati dell’Occidente. Ben presto però, soprattutto grazie ai racconti di Sholem Aleichem, Isacco Leyb Peretz e Mendele Moicher Sforim (i tre grandi autori classici della letteratura yiddish), si sviluppò un modo diverso di guardare agli Ostjuden, gli ebrei orientali che vivevano come in un mondo a sé, impermeabile agli sviluppi della modernità, e che sarebbero poi stati spazzati via con la seconda guerra mondiale.
Sholem Aleichem, che in ebraico significa «la pace sia con voi», ha offerto coi suoi lavori un decisivo contributo al salvataggio della cultura yiddish. Al centro della sua prosa tagliente e umoristica c’è sempre la «gente semplice», con i suoi lati di luce e di ombra. I suoi racconti mescolano in modo inimitabile lo sguardo spassionato sulla vita appartata degli abitanti dello shtetl e il «panico» che si diffonde tra loro quando nel loro mondo irrompe la realtà esterna, avversa ed estranea: quel «panico» che costituisce una sorta di filo conduttore dei racconti che qui vengono proposti per la prima volta in italiano.
Nella sua vita, Aleichem soggiornò in varie località: da Kiev e Odessa alla Svizzera e all’Inghilterra e infine agli Stati Uniti (New York), dove si trasferì dopo i pogrom del 1905 e dove abitò sino alla sua morte. Il corteo di centomila ebrei che lo accompagnarono nel suo ultimo viaggio e la chiusura dei negozi il giorno del suo funerale sono una dimostrazione del significato e dell’importanza rivestita dalla sua figura per gli ebrei emigrati in America. 

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Sull'autore

Sholem Aleichem

Sholem Aleichem (anche Sholom o Shalom Alechem) è lo pseudonimo dello scrittore yiddish Sholem Naumović Rabinović (Pereyaslavl, oggi Poltava, Ucraina, 1859 - New York, 1916). Considerato uno dei padri fondatori della moderna letteratura yiddish, Sholem Aleichem godette in vita di enorme credito, dentro e fuori il mondo ebraico. Scrittore, giornalista, poeta, rabbino, instancabile divulgatore della lingua yiddish e della sua letteratura, dopo i pogrom del 1905 abbandonò il suo paese e si trasferì negli Stati Uniti.
Della sua vasta produzione in italiano citiamo Marienbad (trad. it. 1918, 1963 e 1989), Racconti della Shtetl. Scene di vita ebraica in un’Europa scomparsa (trad. it. 1982), l’autobiografia Tornando dalla fiera (trad. it. 1987), Un consiglio avveduto (trad. it. 2003), Cantico dei Cantici. Un amore di gioventù in quattro parti (trad. it. 2004) e Storie di uomini e animali (trad. it. 2007).
Presso Bollati Boringhieri è apparso Tewje il lattaio (2020), il suo romanzo di maggior successo, dal quale venne tratto il musical Fiddler on the Roof, che debuttò a Broadway nel 1964, e al quale seguì nel 1971 il film, diretto da Norman Jewison (in Italia Il violinista sul tetto), vincitore di tre premi Oscar e due Golden Globe.

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