Perché non sono cristiano

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NOBEL LETTERATURA 1950 «Il cristianesimo pervade la società occidentale da così tanto tempo, e in maniera così invasiva, che le opinioni su di esso e sul suo ruolo ricoprono l’intero spettro delle possibilità: dalla constatazione di Sören Kierkegaard che ’non possiamo essere cristiani’, per l’impossibilità di vivere un autentico rapporto personale con Gesù, all’affermazione di Benedetto Croce che ’non possiamo non dirci cristiani’, per il ruolo che la fede e la Chiesa hanno avuto nella formazione della nostra cultura, al pronunciamento di Marcello Pera che ’dobbiamo dirci cristiani’, perché la laicità e la democrazia non sarebbero (state) possibili al di fuori della tradizione evangelica. Evidentemente, e nonostante le loro differenze reciproche, gli esistenzialisti, gli idealisti e gli apostati hanno almeno un aspetto in comune: la mania di elevare le proprie opinioni personali al rango di verità universali. I logici sono più modesti, come dimostra fin dal titolo Perché non sono cristiano di Bertrand Russell: una memorabile raccolta di una dozzina di saggi scritti tra il 1925 e il 1954 (a parte una curiosità filosofica del 1899), in cui egli dice la sua su tutti gli aspetti della religione in generale, e del cristianesimo in particolare. (...) Dunque, lo leggano e lo diffondano tutti coloro che vogliono immunizzare sé e il prossimo dalle epidemie di integralismo e di fondamentalismo che minacciano di recidere le vere radici dell’Occidente: che non sono, nonostante ciò che si canta in Vaticano e si controcanta in Senato, quelle cristiane e superstiziose dell’Era delle Tenebre, bensì quelle laiche e razionali dell’Era dei Lumi.»

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Sull'autore

Bertrand Russell

Filosofo, matematico e scrittore, Bertrand Russell (1872-1970) studiò a Cambridge, dove insegnò fino al 1916, quando fu allontanato a causa delle sue idee pacifiste. Dal 1938 al 1944 visse negli Stati Uniti, dove insegnò a Chicago e a Los Angeles, prima di essere riaccolto a Cambridge. Insignito del Premio Nobel per la Letteratura nel 1950, legò il suo nome alle principali battaglie civili del Novecento, concludendo la sua intensa attività in favore della pace dando vita nel 1966 al noto «Tribunale Russell» contro i crimini di guerra americani nel Vietnam. 

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