Tornare al giardino

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«Marco Martella insegna ad abitare questa nostra Terra da poeti.»
Pia Pera

Cosa ci spinge a fare giardini? Cosa cerchiamo quando attraversiamo la soglia di un giardino, provando ogni volta la sensazione che qualcosa stia accadendo in quell’istante, come se stessimo entrando in un mondo retto da leggi del tutto diverse da quelle ordinarie? Sin dai tempi dei paradeisos persiani, il giardino promette all’uomo un luogo a parte che è allo stesso tempo specchio del cosmo tutto intero, uno spazio consacrato alla ricerca della felicità, fatto di «ordine» e «bellezza».
Oggi più che mai, il giardino ci obbliga a riconsiderare il nostro posto nel mondo, a ritrovare il sentimento di fratellanza con le altre forme viventi: le piante, gli animali, l’acqua, la terra. Ci spinge così a riconoscere in noi stessi, e a proteggere, quel margine di umanità che la Storia non ha ancora intaccato, quel bisogno di far corpo con la Terra che ancora non ci abbandona.
Nel corso di questa breve meditazione, Marco Martella racconta il giardino con il linguaggio della poesia e del mito, per mettere in luce la sua essenza molteplice e metamorfica, originaria, vitale, primaria se non primitiva. Per guidarci tra il frusciare delle foglie, l’odore di muschio, la semplice, immediata fragranza di una rosa. E tentare di imparare di nuovo la lingua antica della Natura.

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Sull'autore

Marco Martella

Marco Martella è storico dei giardini. Vive e lavora a Parigi, dove ha fondato nel 2010 la rivista Jardins sulla filosofia e la poetica del giardino. Ha pubblicato con lo pseudonimo Jorn de Précy E il giardino creò l’uomo (Ponte alle Grazie 2013), e con quello di Teodor Cerić, Giardini in tempo di guerra (Ponte alle Grazie, 2015).

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