Fondato sulla sabbia. Un viaggio nel futuro di Israele

Fondato sulla sabbia. Un viaggio nel futuro di Israele

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Per capire cosa è diventato Israele dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, dobbiamo innanzitutto chiederci cosa stesse diventando già prima di quel giorno. Israele è un paese giovane, dove l’età media è di ventinove anni e le cose cambiano con una rapidità difficile da immaginare. È anche un paese pieno di contraddizioni: da un lato gli ebrei ultraortodossi, molti dei quali non si identificano nell’idea moderna di democrazia, dall’altro i palestinesi con cittadinanza israeliana, che a propria volta non si identificano nell’idea di stato ebraico; da una parte un fortissimo legame con il passato e le tradizioni, dall’altra uno straordinario slancio verso il futuro della ricerca e delle nuove tecnologie. Come ha scritto Amos Oz, Israele è un paese nel quale «tutti vengono da qualche altra parte», perché è nato dalla fuga degli ebrei dall’Europa e dal Medio Oriente; un paese che da sempre convive con l’idea che altri vogliano spazzarlo via e che allo stesso tempo occupa da quasi sessant’anni territori nei quali impone a milioni di palestinesi un sistema antidemocratico. In questo libro Anna Momigliano fotografa l’identità di un mondo di cui parliamo tutti pur sapendone molto poco, e ci consegna, in una ricostruzione solida e chiarissima, gli strumenti necessari per riconoscere nella guerra in Medio Oriente, riaccesa nel 2023, l’esito di una trasformazione che era in atto già da lungo tempo e cui la paura e il desiderio di vendetta non hanno fatto altro che dare il colpo finale.

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Sull'autore

Anna Momigliano

ANNA MOMIGLIANO è una scrittrice e giornalista che ha vissuto e studiato in Israele e negli Stati Uniti, dove si è laureata in Antropologia. Per le sue corrispondenze dal Medio Oriente, nel 2007 ha vinto il premio speciale Archivio Disarmo - Colombe d’Oro per la Pace. Collabora con il «New York Times», «Il Post», «Rivista Studio» e il quotidiano israeliano «Haaretz»; ha scritto per il «Washington Post» e «The Atlantic».

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