Alcesti e Ciclope

Alcesti e Ciclope

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Euripide sceglie i suoi argomenti tra i miti meno noti o si sofferma su aspetti secondari dei grandi cicli epici e tragici. Nel Ciclope, il celebre episodio dell'Odissea è riletto in chiave comica e burlesca; nell'Alcesti, le sorti della giovane sposa che decide di morire al posto del suo amato, diventano pretesto per scandagliare il nesso amore-morte. Grande indagatore della doppiezza dell'animo umano, Euripide è considerato uno dei massimi poeti tragici dell'antichità. Dalla sua opera, scrive Umberto Albini, «si finisce sempre per ricavare qualcosa che richiama interrogativi, minacce, angosce attuali».

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Sull'autore

Euripide

Euripide (Salamina 485 - Pella 406 a.C.) è un poeta tragico greco. Visse distaccato dalla vita politica e frequentò sofisti e filosofi. Delle 92 tragedie attribuitegli, restano: Alcesti, Medea, Ippolito, Gli Eraclidi, Eracle, Andromaca, Ecuba, Ione, Le supplici, Le troiane, Elettra, Elena, Ifigenia in Tauride, Le fenicie, Oreste, Le baccanti, Ifigenia in Aulide e il dramma satiresco Ciclope. La novità del teatro di Euripide si fonda, oltre che sulla varietà strutturale dei drammi - un solo protagonista, due, fino a grandi affreschi -, sulla psicologia dei personaggi, che assumono identità differenziata da tragedia a tragedia. Il drammaturgo non risparmiò di critiche tutte le tradizioni. Particolare forza patetica hanno le figure femminili.

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