Melanconia e creazione in Vincent Van Gogh

Melanconia e creazione in Vincent Van Gogh

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In Vincent Van Gogh la relazione tra esistenza e opera, tra malattia mentale e creazione ha fornito materia a una lunga tradizione interpretativa, soprattutto psicoanalitica. Nessuno però ha saputo, al pari di Massimo Recalcati, mettere in rapporto malinconia e dipinti senza cedere a tentazioni patografiche, nel rispetto pieno dell’autonomia dell’arte. Per nessi illuminanti Recalcati procede dalle radici familiari della sofferenza psicotica di Vincent – venuto al mondo nel primo anniversario della morte del fratellino del quale gli fu imposto il nome – alla scelta di vivere da sradicato la propria indegnità di figlio vicario, alla spinta mistica verso la parola evangelica, fino all’estrema devozione alla pittura. Le maschere del Cristo e del «giapponese» servono a Van Gogh per darsi un’identità di cui si sente privo. I suoi quadri costituiscono lo sforzo estremo di attingere, attraverso la luce e il colore, direttamente all’assoluto, alla Cosa stessa. Ma la consacrazione all’arte, che all’inizio lo aveva salvato dalla malinconia originaria, si rivela ciò che lo fa precipitare negli abissi della follia. Il suo movimento pittorico e biografico dal Nord al Sud lo avvicina troppo al calore incandescente della Luce e in questa prossimità, come nel mito di Icaro, egli finisce per consumarsi.

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Sull'autore

Massimo Recalcati

Massimo Recalcati, tra i più noti psicoanalisti italiani, ha insegnato presso le Università di Padova, Urbino, Bergamo e Losanna. Attualmente è docente presso l’Università di Pavia. È fondatore di Jonas-Centro di clinica psicoanalitica per i nuovi sintomi, e direttore scientifico della Scuola di specializzazione in psicoterapia IRPA (Istituto di ricerca di psicoanalisi applicata). Tra i suoi ultimi saggi: L’uomo senza inconscio. Figure della nuova clinica psicoanalitica (2010), Cosa resta del padre? La paternità nell’epoca ipermoderna (2011), Ritratti del desiderio (2012), Il complesso di Telemaco. Genitori e figli dopo il tramonto del padre (2013), Non è più come prima. Elogio del perdono nella vita amorosa (2014) e L’ora di lezione. Per un’erotica dell’insegnamento (2014). Presso Bollati Boringhieri ha pubblicato Anoressia, bulimia e obesità (con Uberto Zuccardi Merli, 2006) e ha curato Forme contemporanee del totalitarismo (2007).

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