
Campo di concentramento di Buchenwald, marzo 1945. Mentre gli americani sono arrivati a Remagen, un nuovo treno di deportati è giunto al lager. Tra essi Zacharias Jankowski, un ebreo polacco che porta con sé furtivamente una valigia. Alcuni detenuti lo aiutano a nasconderla, ma restano esterrefatti quando scoprono che al suo interno si trova un bambino di circa tre anni. Che fare: denunciarne la presenza o proteggerlo? Di certo la presenza del bimbo, l’unico in quel luogo di desolazione, mette a rischio l’organizzazione internazionale di resistenza attiva clandestinamente nel lager, dove l’obiettivo comune è cercare di sopravvivere tra la disperazione e la speranza, restare uomini nonostante tutto: l’orrore dei forni crematori, le torture, le marce della morte, i delatori, la solitudine, il lento annientamento. Fino all’11 aprile, quando i 21.000 prigionieri superstiti, con le ultime SS ormai in fuga, varcano i cancelli della libertà. La nuova edizione italiana di questo romanzo autobiografico, che vide l’autore testimone e protagonista degli eventi narrati, ripristina – sulla scorta della recentissima edizione apparsa in Germania – i brani che poco prima della pubblicazione Apitz decise di eliminare o modificare, restituendo il testo così come fu scritto di getto, all’indomani della liberazione del lager.
Dettagli libro
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Editore
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Lingua
Italiano -
Lingua originale
Tedesco -
Data di pubblicazione
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Numero di pagine
465 -
Argomento
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Collana
Sull'autore
Bruno Apitz
BRUNO APITZ (Lipsia, 1900-Berlino, 1979) fu autore di romanzi, racconti e opere teatrali. Iscrittosi al Partito comunista nel 1927, con l’avvento di Hitler venne più volte arrestato e infine internato nel campo di concentramento di Buchenwald. Nel dopoguerra scrisse sceneggiature per la principale compagnia cinematografica e per la radio di Berlino Est, dove visse dal 1952. Lasciato ogni incarico connesso alla politica attiva, nella seconda metà degli anni Cinquanta scrisse Nudo tra i lupi, il romanzo sulla propria esperienza a Buchenwald; pubblicato nel 1958, divenne a sorpresa un successo internazionale, tradotto in trenta lingue. Nel 1963 ne fu tratto un film per la regia di Frank Beyer.