Il resoconto della cura della tubercolosi negli anni '40: giacere a letto immobili per settimane.
Anni ‘40. Colpita dalla tubercolosi, Betty viene ricoverata in sanatorio. La cura – all’epoca non esistevano antibiotici adatti – prevedeva che i pazienti giacessero a letto immobili per settimane. Non potevano alzarsi, parlare, leggere o scrivere. Per fortuna, però, Betty è un’ottimista e ha uno spiccato senso dell’ironia che le consente di guardare in faccia la malattia e le regole apparentemente folli del sanatorio. Pur rivelando la paura, la disperazione e certi tratti meschini della vita in ospedale è capace di sorriderne, di avere pietà degli altri e anche di sé stessa. MacDonald offre una grande lezione di vita a chi desidera coglierla; è inutile fingere di non vedere la disperazione, il dolore, la solitudine; è molto meglio accogliere questi compagni di certi periodi dell’esistenza con una risata – anche se un po’ a denti stretti.
Book details
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Original text
Yes -
Language
Italian -
Original language
English -
Publication date
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Page count
256 -
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About the author
Betty MacDonald
Betty MacDonald (1908–1958) nacque in una famiglia composta da persone di ottimo carattere e piene di risorse. Betty si sposò per la prima volta a vent’anni e subito dopo la luna di miele si trasferì con il marito in un allevamento di galline nella Chimacum Valley, luogo desolato, bollente d’estate e gelido d’inverno. Dopo quattro anni e due figli, Betty tornò con i bambini a casa, a Seattle, dove – correva l’anno 1931 – tentò di trovare un lavoro per mantenersi. Impresa non facile, visto che erano gli anni della Grande Depressione, ma aiutata dalla sorella e dopo aver provato quasi tutto, trovò un lavoro soddisfacente. Purtroppo nel 1937 si ammalò di tubercolosi e venne ricoverata per nove mesi al Firlands Sanatorium vicino a Seattle, affidando le figlie alla madre. Nel 1942 si risposò con Donald C. MacDonald e i due si trasferirono nell’isola di Vashon, vicino a Seattle, dove l’autrice scrisse tutti i suoi libri. Nel 1945 venne pubblicato L’uovo e io, memoir spassosissimo sulla sua esperienza come allevatrice di galline: divenne un best seller e ne fu tratto anche un film. Nel 1946 pubblicò La peste e io, nel 1950 Tutti possono fare tutto, sui suoi tentativi di trovare un lavoro al ritorno dalla Chimacum Valley, e nel 1955 Cipolle nello stufato, sulla sua vita a Vashon Island durante la guerra.