Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema, Fosse Ardeatine. Moltissimi conoscono i tre principali massacri nazifascisti avvenuti nel nostro paese durante la Seconda guerra mondiale. Nessuno o quasi ha mai sentito parlare del quarto: Cavriglia, nel cuore della Toscana, 192 innocenti massacrati e dimenticati.
Primavera 1996. Giuseppe Boni, settantadue anni, in procinto di morire vinto da un cancro, ha riempito con grande premura molte pagine che ricostruiscono la tragedia di cui è stato testimone. La sua memoria va all’estate del 1944, quando compaesani, amici e parenti vennero rastrellati nelle proprie case, mitragliati e bruciati dai reparti tedeschi della Divisione Hermann Göring. Senza nessuna spiegazione e giustizia. Giuseppe quel giorno si salvò nascondendosi in un bosco, ma suo padre, convinto che il figlio fosse morto, si consegnò ai tedeschi. Lo trovarono ricoperto di sangue, con in tasca la catena di un orologio a cipolla che Giuseppe avrebbe poi custodito per tutta la vita. Le maglie di quella catena gli ricordano ora le tappe che portarono all’eccidio: gli spostamenti dei partigiani, l’arrivo dei tedeschi nelle settimane precedenti il 4 luglio, la pianificazione del massacro e l’inferno di quella mattina. Ma gli ricordano anche le storie incredibili di chi non ebbe neppure il tempo di salutare, di chi offrì la propria vita in cambio di quella degli altri, di chi si salvò in modo rocambolesco e di chi morì tragicamente, per sbaglio, per un colpo di vento, per una finestra chiusa male, per la spiata di un traditore o per un eccesso di buona fede.
Perché il ricordo di tutto quel dolore non svanisse per sempre, Giuseppe ha trasmesso al nipote, l’autore di questo libro, un’accorata testimonianza che ha spinto quest’ultimo a compiere un attento lavoro di ricerca su un atroce massacro di cui pochissimi fino a oggi si sono occupati.
Primavera 1996. Giuseppe Boni, settantadue anni, in procinto di morire vinto da un cancro, ha riempito con grande premura molte pagine che ricostruiscono la tragedia di cui è stato testimone. La sua memoria va all’estate del 1944, quando compaesani, amici e parenti vennero rastrellati nelle proprie case, mitragliati e bruciati dai reparti tedeschi della Divisione Hermann Göring. Senza nessuna spiegazione e giustizia. Giuseppe quel giorno si salvò nascondendosi in un bosco, ma suo padre, convinto che il figlio fosse morto, si consegnò ai tedeschi. Lo trovarono ricoperto di sangue, con in tasca la catena di un orologio a cipolla che Giuseppe avrebbe poi custodito per tutta la vita. Le maglie di quella catena gli ricordano ora le tappe che portarono all’eccidio: gli spostamenti dei partigiani, l’arrivo dei tedeschi nelle settimane precedenti il 4 luglio, la pianificazione del massacro e l’inferno di quella mattina. Ma gli ricordano anche le storie incredibili di chi non ebbe neppure il tempo di salutare, di chi offrì la propria vita in cambio di quella degli altri, di chi si salvò in modo rocambolesco e di chi morì tragicamente, per sbaglio, per un colpo di vento, per una finestra chiusa male, per la spiata di un traditore o per un eccesso di buona fede.
Perché il ricordo di tutto quel dolore non svanisse per sempre, Giuseppe ha trasmesso al nipote, l’autore di questo libro, un’accorata testimonianza che ha spinto quest’ultimo a compiere un attento lavoro di ricerca su un atroce massacro di cui pochissimi fino a oggi si sono occupati.
Book details
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Publisher
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Language
Italian -
Original language
Italian -
Publication date
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Page count
300 -
Collection
About the author
Filippo Boni
Filippo Boni (1980) si è laureato in Scienze Politiche all’Università di Firenze con una tesi sui massacri nazisti in Toscana. Studioso del Novecento e degli anni di piombo, giornalista, ha pubblicato svariati saggi sulla Resistenza e sull’età contemporanea. Con Longanesi ha pubblicato Gli eroi di via Fani (2018, Premio Firenze-Europa), L’ultimo sopravvissuto di Cefalonia (2019) e Muoio per te (2021).