Anima e iPad E se l'automa fosse lo specchio dell'anima?

Anima e iPad

E se l'automa fosse lo specchio dell'anima?

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Che cosa c'entra l'anima con l'iPad? In apparenza, niente. La prima è quella fitta di rimorso che ci avvisa che siamo vivi e coscienti, il secondo è l'assoluto tecnologico del momento. Tuttavia, questa strana coppia ha una affinità profonda, perché la tecnica non è aberrazione, ma rivelazione e, come in un corteo, porta alla ribalta una moltitudine di cose antichissime. Quali? Anzitutto la scrittura. Tanto l'anima quanto l'iPad hanno memoria da vendere e sono dei blocchi su cui si legge, si scrive e si archivia. Sì, perché non solo il «pad» di iPad ci ricorda il blocco di carta gialla e rigata reso familiare dai legal thriller, ma la più antica immagine dell'anima, da Platone a Freud, è stata quella della tavoletta di cera, gialla anche lei, la tabula su cui si scrive e si cancella. Questa scrittura, dentro e fuori della mente, è l'origine della coscienza e del mondo sociale. Perché la scrittura è insieme la base della realtà sociale (è impossibile pensare a una società senza una qualche forma di memoria, dal rito al computer passando per l'archivio e il portafogli) e la base della nostra coscienza e del nostro pensiero, il cui spettro peggiore è proprio l'Alzheimer, la perdita della memoria vissuta come perdita del pensiero. Ecco perché la grande svolta tecnologica che ha caratterizzato gli ultimi trent'anni ha riguardato proprio la scrittura, e il suo emblema è oggi l'iPad. Anima e iPad sono dunque gemelli. E l'iPad, che quando è spento, con il suo schermo lucido, può servire come specchio per pettinarsi o rifarsi il trucco, quando è acceso, con la sua memoria attivata, diviene letteralmente lo specchio dell'anima.

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Sull'autore

Maurizio Ferraris

Maurizio Ferraris è professore ordinario di Filosofia teoretica nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino, dove dirige il Centro Interuniversitario di Ontologia Teorica e Applicata. Ha scritto una trentina di libri, tra cui la Storia dell’ermeneutica (1988), giunta alla quinta edizione e tradotta in varie lingue, ed Estetica razionale (1997), che ha rilanciato il dibattito sulla estetica come teoria della percezione. Tra i più recenti: Experimentelle Ästhetik (2001); L’altra estetica (con altri autori, 2001); Una Ikea di università (2001); Il mondo esterno (2001); A Taste for the Secret (con Derrida, 2001); Ontologia (2003); Introduzione a Derrida (2003); Goodbye Kant! Cosa resta oggi della ‘Critica della ragion pura’ (2004); Dove sei? Ontologia del telefonino (2005).

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