Aristofane a Scampia Come far amare i classici agli adolescenti con la non-scuola

Aristofane a Scampia

Come far amare i classici agli adolescenti con la non-scuola

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Il lavoro del Teatro delle Albe si apre a un'idea di comunità che attinge alle origini del teatro in Occidente. Una comunità in cui i più giovani sono chiamati a partecipare in prima persona, attraverso una non-scuola di formazione permanente alla vita e all'arte. Ma il lavoro di questa compagnia straordinaria è prima di tutto un inno alla vita e alla luce!
Sonia Bergamasco e Fabrizio Gifuni

Martinelli mi fa sentire che le lezioni di Danilo Dolci, Lorenzo Milani e Gianni Rodari servono ancora. Lui è uno di quei buoni maestri che possono cambiare la vita di un adolescente, come raccontava Pasolini.
Marco Paolini

Marco Martinelli è un regista abilissimo e geniale che riesce ad essere fedele al testo e a tradirlo come solo le rappresentazioni teatrali ben riuscite riescono a fare.
Roberto Saviano

Sul piano pedagogico e sociale l'impresa delle Albe è di eccezionale rilievo ed esemplarità. E io sono convinto che lo è anche sul piano artistico.
Goffredo Fofi

Un modello di fare cultura (e teatro) che ha funzionato e funziona ancora molto bene.
Nicola Lagioia

La non-scuola privilegia l'energia e la forza fisica della parola incarnata da una moltitudine di corpi, coro anarchico di bambini pieni di grazia e adolescenti sgraziati in bilico tra l'età dell'oro e l'età del grigio.
Corriere della Sera

Immaginateveli, si, i vostri figli o alunni come se fossero degli asinelli, perché asini lo sono davvero – so bene che su questo punto siete d’accodo con me – ma immaginateli come asini turbolenti, pieni di paure e ombre, ma anche di desideri inconfessati, di passioni inespresse, affamati di vita, di ignoto, di sogni. Spesso a voi insegnanti e genitori nascondono questi sogni, se li tengono per loro, vi si rifugiano dentro come le talpe nelle loro gallerie sotterranee: è la loro tattica di sopravvivenza, non si palesano quasi mai davanti ai vostri occhi come realmente sono. Dall’altra parte immaginate i testi antichi del teatro, i classici polverosi dai nomi impronunciabili: da Eschilo all’Aristofane che campeggia nel titolo di questo libro, da Plauto a Moliere a Shakespeare, fino ad Alfred Jarry, fino a Bertolt Brecht. Guardateli insieme, gli asini e i classici, i barbari e la biblioteca: niente di più lontano, dite voi? Avete ragione: un adolescente di oggi conosce tutti i tipi di iPhone, e sa smanettare su ogni tastiera elettronica; che hanno a che fare con lui quei busti da museo, quelle barbe intimorenti e quella noia annunciata? Nulla. Gli asinelli e i classici sono legni che appartengono ad alberi lontanissimi tra loro, ai confini opposti della foresta, destinati a non incontrarsi. Ma se qualcuno fosse in grado di avvicinarli? Se avvicinandoli scoprisse che si possono sfregare insieme, fino a raggiungere una temperatura altissima, fino a far nascere, da quello sfregamento, una scintilla? Il miracolo del fuoco? Non e possibile, pensate voi. E possibile, vi rispondo io. E lo sto sperimentando da venticinque anni, questo sfregamento. Nel libro proverò a raccontarvelo.
Marco Martinelli

Dettagli libro

Sull'autore

Marco Martinelli

Marco Martinelli, nato a Reggio Emilia, è tra i maggiori registi e drammaturghi del teatro italiano. Il ruolo che meglio lo descrive è quello di poeta di compagnia: le sue opere infatti nascono dall’interazione con gli attori del Teatro delle Albe, fondato nel 1983 insieme a Ermanna Montanari, Luigi Dadina e Marcella Nonni. Venticinque anni fa ha dato vita alla non-scuola, una pratica teatrale che mette in contatto gli adolescenti con i grandi classici del teatro. In lui e in Ermanna Montanari, con la quale condivide la direzione della compagnia, Marco De Marinis vede due tra i pochi nuovi maestri della scena attuale; Martinelli ha firmato, secondo Renato Palazzi, alcuni degli spettacoli più suggestivi di questi anni, mentre l’esperienza di “meticciato teatrale” tra attori italiani e senegalesi (da anni componente stabile delle Albe) è stata definita da Franco Quadri come «l’ultima riprova che la fabbrica del teatro africano è in Europa, come già ci avevano ammonito Genet e Brook». Ha vinto numerosi premi, tra cui tre volte il Premio Ubu per la drammaturgia, la regia e il progetto non-scuola. Martinelli ha inoltre pubblicato scritti e articoli su numerose riviste: Lo Straniero, doppiozero.com, Vita, Prove di drammaturgia.

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