Il coraggio dell'indignazione I 44 ufficiali italiani che dissero no ai nazisti

Il coraggio dell'indignazione

I 44 ufficiali italiani che dissero no ai nazisti

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«Un libro indispensabile, l'episodio simbolo della Resistenza degli Internati Militari Italiani nei lager nazisti. »
Aldo Cazzullo

Dopo l’8 settembre 1943 gran parte dell’Italia si smarrisce: l’armistizio dichiarato alla radio da Badoglio lascia quasi due milioni di soldati italiani senza ordini, senza che sia neppure chiaro chi è il nemico. I tedeschi, invece, sono più che preparati. Già il 9 settembre viene diramato un dispaccio: «I soldati italiani che non siano disposti a continuare la lotta al fianco dei tedeschi devono essere disarmati e considerati prigionieri di guerra». Ma il 20 settembre la denominazione cambia: non più «prigionieri di guerra» (e in quanto tali soggetti alla Convenzione di Ginevra), bensì Italienische Militär-Internierte, Internati Militari Italiani, IMI, una sigla inedita, inventata, che sfugge a ogni possibile convenzione internazionale.
Di quei due milioni, la metà riesce in qualche modo a fuggire, mentre l’altra metà viene disarmata dai nazisti. In 800000 sono catturati e viene loro chiesto di scegliere se «optare» per la collaborazione col Terzo Reich o venire imprigionati. L’esito è inequivocabile: 700000 dicono no e si trovano internati nei campi di concentramento tedeschi.
Di questi eroi misconosciuti della nuova Italia che deve ancora nascere dalle ceneri del fascismo, fa parte un nucleo di 44 uomini, protagonisti dell’episodio di Unterlüss, di cui parla Andrea Parodi in questo libro. Dopo che 214 ufficiali si rifiutano di obbedire agli ordini della Gestapo, i tedeschi ne scelgono 21 per una decimazione dimostrativa. Ma in 44 si fanno avanti e chiedono di essere fucilati al loro posto. È un atto estremo, di coraggio e indignazione, un «no» urlato agli aguzzini che, sorpresi da una simile determinazione, ne sospendono l’esecuzione.
Dei 44, sei moriranno tra i reticolati o subito dopo la Liberazione, ricevendo la Medaglia d’argento al valor militare dal Ministero della Difesa. Per gli altri, insigniti di un Encomio solenne, si aprirà un periodo difficile. Prima dovranno lottare per guarire dalle malattie negli ospedali militari alleati, poi si troveranno ad affrontare un inaspettato e difficile reinserimento nell’Italia liberata, che non li riconosce come protagonisti della lotta per la Liberazione, costringendoli per decenni a non parlare della loro esperienza.
Attraverso una serie di straordinari documenti inediti, ritrovati e raccolti con tenacia negli ultimi quindici anni, Parodi riporta e racconta le fonti di una complessa ricerca tra Italia e Germania, ricostruendo questo episodio esemplare dell’«altra Resistenza».

Dettagli libro

Sull'autore

Andrea Parodi

Andrea Parodi (Torino, 1978) è laureato in Storia contemporanea e lavora all’Archivio Storico della Città di Torino. Giornalista professionista, da più di vent’anni collabora con le pagine culturali del quotidiano «La Stampa». Nel 2023 ha vinto il Premio giornalistico Franco Marchiaro per «la capacità di trasmettere il fascino delle cose antiche». Ha collaborato a seminari organizzati dall’Università degli Studi di Torino e dal Politecnico di Torino, e da anni si occupa di Resistenza, degli Internati Militari Italiani e dei Giusti tra le Nazioni, avendo curato anche l’istruttoria per una causa riconosciuta dallo Yad Vashem di Gerusalemme. Grazie alle ricerche sui 44 di Unterlüss l’UNUCI, Unione nazionale ufficiali in congedo d’Italia, di Milano gli ha conferito, nel 2017, il premio Paladino delle Memorie per «il lavoro di restituzione alla memoria collettiva di una pagina di storia che sarebbe altrimenti andata perduta». È dirigente nazionale dell’ANRP, Associazione nazionale reduci dalla prigionia, e membro del Comitato resistenza e costituzione del Consiglio regionale del Piemonte.

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