L’abbondanza frugale come arte di vivere Felicità, gastronomia e decrescita

L’abbondanza frugale come arte di vivere

Felicità, gastronomia e decrescita

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Il desiderio di felicità sembra essere un tratto congenito alla natura umana: è comune a ogni epoca e a tutte le culture. Ma se le parole ci permettono di comunicare e di comprenderci, sono al tempo stesso fonte di malintesi. La parola «felicità», infatti, nasconde una trappola semantica. Da un lato ha avuto per lungo tempo – dagli antichi greci al Medioevo e alla prima modernità – un connotato etico: di armonia civile, indissolubilmente legata alla sfera pubblica e al buon governo, o di beatitudine spirituale, inscindibile dal divino e dal sacro. Dall’altro lato, prima con la Rivoluzione francese e poi con l’emergere del liberalismo, la felicità diviene invece un obiettivo dell’individuo, materiale e «quantificabile» attraverso merci e denaro: qualcosa, dunque, di neutro dal punto di vista etico. La felicità moderna ha quindi sempre meno a che fare con una vita «buona» – in armonia con gli altri, con se stessi e con il proprio ambiente. Si identifica invece sempre più con il guadagno e la ricchezza. A questa «felicità» deviante e in ultima analisi tossica, scrive Latouche in queste pagine, è oggi indispensabile contrapporre una frugalità sobria e serena, un’autolimitazione conviviale e gioiosa, veicolata, in maniera decisiva, dal nostro rapporto con il cibo e con l’alimentazione. Contro gli eccessi dell’iperconsumo e dello spreco promossi dall’agricoltura produttivista e dalla grande distribuzione, ma anche contro il cibo spazzatura tipico dell’alimentazione globalizzata che con essa va di pari passo, Latouche sostiene il ritorno a un’agricoltura rispettosa del suolo e della vita, alle gastronomie tradizionali – legate agli ingredienti locali – e a una fruizione del cibo integrata, in armonia con l’ambiente circostante. L’obesità, la fame, la malnutrizione, le carestie raccontano infatti una stessa contraddizione: quella di una società intossicata dalla crescita e che sta fagocitando la vita. A tutto ciò è necessario rispondere rallentando, riducendo e ridistribuendo, attraverso la costruzione di una società dell’abbondanza che sia al contempo felice e frugale.

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Sull'autore

Serge Latouche

Serge Latouche (1940) è professore emerito di Scienze economiche all’Università di Paris-Sud. Tra i suoi ultimi libri presso Bollati Boringhieri: Come si esce dalla società dei consumi. Corsi e percorsi della decrescita (2011), Per un’abbondanza frugale. Malintesi e controversie sulla decrescita (2012), Limite (2012), Usa e getta. Le follie dell’obsolescenza programmata (2013, n. ed. 2015), L’economia è una menzogna. Come mi sono accorto che il mondo si stava scavando la fossa (2014), l’edizione in un unico volume (2015) di Breve trattato sulla decrescita serena (2008) e Come sopravvivere allo sviluppo. Dalla decolonizzazione dell’immaginario economico alla costruzione di una società alternativa (2005), La decrescita prima della decrescita. Precursori e compagni di strada (2016), la nuova edizione di Il pianeta dei naufraghi. Saggio sul doposviluppo (2017), Come reincantare il mondo. La decrescita e il sacro (2020), Quel che resta di Baudrillard. Un’eredità senza eredi (2021), Breve storia della decrescita. Origine, obiettivi, malintesi e futuro (2021) e L’abbondanza frugale come arte di vivere. Felicità, gastronomia e decrescita (2022).

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