La Rivoluzione russa

La Rivoluzione russa

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Tra quanti parteciparono attivamente alla Rivoluzione russa del 1917, Victor Serge è sicuramente uno degli osservatori più acuti e critici. Scampato alle purghe degli anni trenta, rifugiatosi in Francia, Serge si impegna a lungo nella denuncia del «tradimento» della Rivoluzione operato da Stalin, ma non smette di ragionare anche sui propri errori, o meglio sugli errori dell’intero movimento rivoluzionario russo, di cui anche lui aveva fatto parte. Non rinnega la rivoluzione, ma ne percepisce col tempo i limiti e ne analizza con rigore la storia, mutando il suo pensiero su molti punti.
Questo volume propone due momenti centrali dell’analisi di Victor Serge: il primo (La Rivoluzione russa), del 1938, viene scritto quando Serge è da poco arrivato a Parigi, proveniente dalla prigionia siberiana; il secondo (Trent’anni dopo la Rivoluzione russa), viene scritto nel 1947, a pochi mesi dalla morte, nell’esilio di Città del Messico. Come nota David Bidussa nella prefazione, si tratta di due scritti che rappresentano «l’alfa e l’omega» dell’ultima stagione pubblica di Victor Serge. Sopra ogni cosa aleggia il concetto di totalitarismo e il tradimento di un’idea: a trent’anni dai fatti rivoluzionari, degli ideali che avevano animato le piazze non resta niente. Tutto viene messo in discussione e non resta che ripartire su nuove basi, prendendo le distanze dal passato.

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Sull'autore

Victor Serge

Victor Serge (Viktor L’vovič Kibal’čič, Bruxelles, 1890 - Città del Messico, 1947), è stato un rivoluzionario, scrittore e intellettuale russo. Figlio di un esule fuggito in Belgio, allo scoppio della Rivoluzione cerca di raggiungere la Russia, riuscendoci nel 1919. Partecipa attivamente alla vita politica della neonata Unione sovietica, ricoprendo diversi incarichi in patria e all’estero. Alla morte di Lenin (1924), si avvicina a Trockij. Arrestato nel 1933 viene mandato in Siberia, ma nel 1936 – in seguito a una forte pressione da parte di numerosi intellettuali francesi – viene rilasciato. Espulso dal paese, continua in Francia la sua attività di scrittore e intellettuale. Fugge da Parigi poco prima dell’ingresso delle truppe naziste nel 1940 e trova rifugio in Messico, dove muore in povertà. Tra le su opere più note figurano Memorie di un rivoluzionario, Anni spietati, Se è mezzanotte nel secolo e Vita e morte di Trotsky. Dei suoi scritti, Bollati Boringhieri ha pubblicato Da Lenin a Stalin (2017).

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