La verità non ci piace abbastanza

La verità non ci piace abbastanza

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Oggi la disinformazione è un mostro tentacolare che si allarga a macchia d’olio e che può contare su una rete di fiancheggiatori, più o meno consapevoli, molto nutrita. Dalla politica che ha scelto le fake news come nuova forma di propaganda, al giornalismo tradizionale che, travolto dalle nuove tecnologie e dalla competizione con le dinamiche del web, sta rincorrendo sensazionalismo e clic spesso a scapito della veridicità e della qualità delle notizie, fino all’enorme potere di mediazione delle piattaforme, nuovi arbitri (interessati) della verità. E mentre la notizia si trasforma in prodotto e come tale viene trattata, noi utenti online, già disorientati e spesso condizionati dalle fake news tradizionali, siamo portati ulteriormente fuori strada da profilazione e algoritmi che hanno la pretesa di selezionare per noi le fonti e le informazioni. Un quadro estremamente instabile in cui la pandemia e l’infodemia che ne è scaturita hanno contribuito a creare la tempesta perfetta. Eppure anche noi utenti abbiamo le nostre responsabilità. Spesso troppo pigri per approfondire, a volte troppo pieni di pregiudizi per mettere in discussione le cose che leggiamo, ci stiamo assuefacendo a una forma di informazione che proprio grazie alla rete potremmo invece testare e verificare. Se solo la verità ci stesse abbastanza a cuore.

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Sull'autore

Matteo Grandi

Matteo Grandi, giornalista professionista e autore televisivo (Il Labirinto, Carpool Karaoke, X-Factor, Sanremo Giovani), è molto attivo sui social network e scrive di web e tecnologia per diverse testate. Autore di testi musicali, ha collaborato con ­Fedez, Rovazzi, Francesco Renga, Danti e numerosi altri. Collabora con l’Università degli Studi di Perugia curando un laboratorio su social media e scrittura digitale. È ­coorganizzatore della Festa della Rete e dei Macchianera Internet Awards.

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