Per il nostro bene La nuova guerra di liberazione. Viaggio nell'Italia dei beni confiscati

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La nuova guerra di liberazione. Viaggio nell'Italia dei beni confiscati

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Un reportage dal fronte, tra le fortezze espugnate a quella mafia che ha fatto la storia, e che ancora soffoca il Paese. La villa di Tano Badalamenti a Cinisi, la reggia di “Sandokan” Schiavone a Casal di Principe, l’enclave dei Casamonica nella periferia romana, perfino una residenza principesca a Beverly Hills, proprietà di Michele Zaza, ’o Pazzo, re del contrabbando. E poi cascine di ’ndrangheta in Piemonte, tenute in Toscana, castelli, alberghi, discoteche, campi di calcio, maneggi. Trincee di ieri e di oggi. Questo libro racconta cos’erano e cosa sono diventate. Un patrimonio che vale una Finanziaria. Un’occasione che rischiamo di perdere. Scuole e uffici pubblici pagano l’affitto mentre migliaia di immobili restano abbandonati. Tra ostacoli di ogni tipo, terreni occupati, edifici distrutti, una legislazione carente, amministratori pavidi, funzionari di banca che concedono mutui ai clan per aiutarli a “salvare” il patrimonio: un terzo delle case sottratte ai mafiosi e non assegnate è gravato da ipoteche, inutilizzabile. Per non parlare delle aziende, quasi tutte, che nel passaggio dalla criminalità organizzata allo Stato falliscono. C’è un’Agenzia nazionale che gestisce e destina i beni sequestrati e confiscati: trenta dipendenti in tutto, zero risorse, rischia lo stallo. Tra le pieghe di un clamoroso insuccesso, questo libro racconta le vicende di tante persone che con intelligenza e straordinaria determinazione hanno tentato di far rinascere la vita là dove prima si predicava solo morte. Come dei partigiani, in questa nuova guerra di liberazione italiana.

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Sull'autore

Alessandra Coppola

Alessandra Coppola è nata e cresciuta a Napoli, figlia di un geografo e di una insegnante di Lettere. Il primo vero articolo l’ha scritto a 18 anni, a nome dell’Associazione studenti napoletani contro la camorra. Era un intervento sull’edizione locale de «la Repubblica» dopo una missione a Strasburgo, 1992: al Parlamento europeo si discuteva, tra l’altro, di riutilizzo sociale dei beni confiscati. Sembra un percorso contorto e invece alla fine tutto torna. Laurea in Scienze politiche (su Hannah Arendt) all’Orientale, la parentesi di un Erasmus a Parigi in piena battaglia per i diritti dei lavoratori stranieri. La scuola di giornalismo a Milano, a quei tempi pubblica e gratuita. La voglia che hanno i ventenni di vedere il mondo. Il primo stage all’Ansa di Buenos Aires, in Argentina. Un po’ di gavetta a Radio Popolare. Dal 1999 il «Corriere della Sera»: tutto quello che di più bello (e faticoso) ha fatto per lavoro lo deve ai capi di via Solferino. Da Barbara Stefanelli che l’ha scelta, dopo una selezione, per il primo contratto; a Paolo Lepri che l’ha mandata in Europa, in Medio Oriente, in America Latina. Dieci anni di redazione Esteri e di viaggi, un premio per l’impegno sui desaparecidos e la giustizia dopo le dittature (la Colomba d’oro dell’Archivio disarmo), poi la decisione, nel 2010, di «tornare a casa». Oggi è in redazione Cronaca di Milano, si occupa di migranti, seconde generazioni, intercultura, ha ideato e cura il blog «La città nuova» sul Corriere.it. E ha ripreso la «vecchia» passione dell’antimafia.

Ilaria Ramoni

Ilaria Ramoni, milanese, già da studentessa inizia a interessarsi di storia della mafia, maturando così la convinzione che la sua strada sia quella del contrasto alla criminalità organizzata. Come spesso capita, immagina di lasciare Milano per andare sul fronte caldo, in Sicilia. Ben presto capisce, però, che la vera frontiera della lotta alle mafie è al Nord e rimane a Milano, mantenendo comunque lo sguardo (e il cuore) rivolto al Sud. Dopo la laurea in Giurisprudenza, con una tesi in procedura penale (sulla chiamata in correità), svolge la pratica professionale in Procura a Milano e diventa avvocato. Da avvocato accoglie la sfida di declinare il contrasto alle mafie nel quotidiano, non facile, della sua professione. Rappresenta e tutela, a livello nazionale, lavoratori sfruttati o discriminati, vittime del caporalato e di mafia, giornalisti minacciati, testimoni di giustizia, amministrazioni locali e associazioni in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata e ambientale. Per dieci anni ha dedicato il suo impegno e le sue energie a Libera-Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, di cui è stata anche referente per Milano e provincia nonché tra i fondatori dell’Ufficio legale nazionale. È membro del Centro di azione giuridica di Legambiente Lombardia, dove si occupa di tutela dell’ambiente e di ecomafie. Autrice di diversi saggi e articoli scientifici, ora si dedica prevalentemente alla tutela delle vittime del racket e dell’usura e all’amministrazione e gestione di beni confiscati alla criminalità organizzata.

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