

Circondata dal passato e da ciò che ha perduto, eppure nutrita di speranza nel futuro, emissaria di un mondo scomparso ma al contempo sensibilissima sonda immersa nel nostro tempo, la poesia di Gian Mario Villalta si è sempre mossa fra due diversi territori: la lingua e il dialetto veneto di confine. Un flusso sorgivo, quest’ultimo, capace di ricordare, forse persino di insegnare all’italiano una possibilità creativa davvero libera, senza briglie, senza alcun timore nei confronti della tradizione. Sempre intento a interrogarsi sull’identità individuale, ben consapevole delle trappole implicite in questa ricerca, Villalta non dimentica mai di cercare l’altro, di incontrarlo come in un esercizio di «telepatia», mostrando così di avere profondamente a cuore la sopravvivenza di un vivere fraterno in questo presente: il presente in cui ogni lingua, ogni comunità si trova perennemente assediata dall’homo oeconomicus e dalla sua volontà di possesso.
Dettagli libro
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Editore
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Testo originale
Sì -
Lingua
Italiano -
Data di pubblicazione
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Numero di pagine
560 -
Autore della prefazione
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Argomento
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Collana
Sull'autore
Gian Mario Villalta
GIAN MARIO VILLALTA ha vinto il premio Viareggio2011 con l’opera in versi Vanità della mente e il premio Carducci 2016 con la raccolta Telepatia. Nel 2020 è stato candidato al premio Strega con il romanzo L’apprendista. È direttore artistico