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In una sua nota d’apertura ai Collected Poems, pubblicati nel 1952, Dylan Thomas scriveva: «Ho letto da qualche parte di un pastore che, quando gli chiesero perché rivolgesse, dal centro di cerchi magici, ossequi rituali alla luna per proteggere il suo gregge, rispose: ‘Sarei un pazzo dannato se non lo facessi!’ Queste poesie, con tutte le loro crudezze, dubbi e confusioni, sono scritte per amore dell’Uomo e in lode di Dio, e sarei un pazzo dannato se non lo fossero». La nascita e la morte, visioni bibliche e echi letterari, significati soggettivi e puri suoni, tutto confluisce a creare l’immenso e variegato immaginario poetico di Dylan Thomas. Una voce, quella del poeta, che può risultare a tratti oscura, ma che, come scrive Roberto Sanesi nel suo prezioso saggio introduttivo, «riesce a far presa su chiunque».

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Sull'autore

Dylan Thomas

Dylan Marlais Thomas nacque a Swansea (Galles) nel 1914 e morì a New York nel 1953, stroncato dall’alcol. Visse principalmente nella sua regione, salvo alcuni soggiorni a Londra dove lavorò come giornalista e collaboratore della BBC. Considerato uno dei più grandi poeti in lingua inglese del Novecento, esordì nel 1934 con 18 Poems. Tra le sue opere è da ricordare anche la raccolta di racconti Ritratto dell’artista da cucciolo (1940). Guanda ha pubblicato Poesie, Avventure nel commercio delle pelli, Sotto il bosco di latte e Lettere d’amore.