Sul candore della Luna

Sul candore della Luna

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Galileo Galilei è stato il primo a puntare il telescopio verso il cielo, e le sue scoperte, note al pubblico grazie ai trattati maggiori Sidereus nuncius e Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, hanno ridisegnato per sempre la nostra concezione del cosmo. Eppure alcune delle sue pagine più belle sono ancora oggi poco note: tra queste, una lettera straordinaria inviata nella primavera del 1640 al principe Leopoldo di Toscana. Qui lo scienziato espone le proprie teorie sulla luce della Luna, mosso «dal natural desiderio» di spiegare le cause del suo splendido «candore». L’astro più amato dagli artisti e dai poeti incontra così il suo più illustre osservatore: l’occhio di Galileo, «il più nobil occhio, che abbia mai fabbricato la natura».

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Sull'autore

Galileo Galilei

Galileo Galilei (1564 - 1642), fisico e astronomo, è considerato l'iniziatore del metodo scientifico moderno. Condusse esperienze sul moto dei gravi e scoprì la legge di isocronia delle piccole oscillazioni del pendolo; costruì una bilancia idrostatica per la misura della densità di un corpo; perfezionò il telescopio di cui si servì per la sue scoperte astronomiche: i quattro satelliti di Giove, le fasi di Venere e le macchie solari, che comunicò nel Sidereus Nuncius (1610). Espresse le sue teorie sul metodo scientifico nel trattato Il saggiatore (1623) e pubblicò Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo nel 1632, sostenendo il sistema eliocentrico copernicano ed entrando così in conflitto con la Chiesa, che inizialmente lo esiliò dopo averlo condannato per eresia.

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