Filosofia del Don Giovanni Alle origini di un mito moderno

Filosofia del Don Giovanni

Alle origini di un mito moderno

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«Il dongiovannismo non è concepibile se non come «fase suprema» dell’ateismo.»

Don Giovanni percorre la modernità con la tracotanza dell’eroe eponimo dell’erotismo seriale e insaziabile. L’appellativo comune ricalcato su di lui qualifica l’amatore compulsivo, il donnaiolo senza requie, l’agonista del corteggiamento che aggiorna di continuo il proprio medagliere.
Ma un simile stereotipo di sfrenatezza sessuale è in gran parte dovuto all’equivoco in cui sono rimaste intrappolate le tradizioni interpretative che a lungo si sono cimentate con la figura di Don Giovanni.

Finissimo indagatore della vitalità dei miti antichi, Umberto Curi qui riequilibra nettamente il profilo di quello che giudica il mito più emblematico degli ultimi secoli, restituendogli la pregnanza teologica e filosofica rimasta occultata per l’eccesso di enfasi sulle prodezze carnali. Solo se lo si libera dalle strettoie del paradigma seduzione/dannazione, si riesce infatti a decifrare l’enigma delle tre versioni principali – le pièces secentesche di Tirso de Molina e di Molière e il «dramma giocoso» di Mozart-Da Ponte – che mettono in scena Don Giovanni: l’asimmetria tra la colpa che gli si imputa e la pena atroce a cui viene condannato.

Sia che perverta l’amore in inganno, e schernisca così il caposaldo della religione cristiana (Tirso), sia che concepisca la conquista femminile come continuazione della guerra con altri mezzi (Molière), sia che recuperi attraverso la musica la cupa grandezza di cui lo priva un libretto poco sulfureo (Mozart - Da Ponte), Don Giovanni non può sottrarsi all’invarianza di una fine che lo precipita tra le fiamme dell’Inferno proprio in quanto dis-soluto, ossia sciolto da ogni vincolo con la trascendenza divina, prima che con i costumi degli uomini. Lo «spirito forte» che ha osato oltraggiare la sacralità della morte nella sfida al Commendatore non avrà scampo. Ecco la colpa irredimibile, che secondo Curi affiata il mito di Don Giovanni alla modernità più di qualsiasi riduzione «erotica».

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Sull'autore

Umberto Curi

Umberto Curi è professore emerito di Storia della Filosofia all’Università di Padova. Visiting Professor a Boston e Los Angeles, ha tenuto lezioni e conferenze presso una trentina di università europee e americane. Autore di più di quaranta volumi, per Bollati Boringhieri ha pubblicato Polemos. Filosofia come guerra (2000), Meglio non essere nati (2009, Premio Capalbio, Premium Classicum Clavarense), Via di qua. Imparare a morire (2011), L’apparire del bello (2013), La porta stretta. Come diventare maggiorenni (2017, Premio Cilento), Il colore dell’inferno. La pena tra vendetta e giustizia (2019) e Fedeli al sogno. La sostanza onirica da Omero a Derrida (2021).

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