Il ciclista di Cernobyl

Il ciclista di Cernobyl

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Un uomo anziano viene abbandonato in un self-service sugli Champs Élysées, con accanto due borse piene di vestiti. «Non lasciare che mi uccidano» sono le prime parole pronunciate dal vecchio dopo giorni di silenzio. Di quell'uomo, che sembra non poter o non voler ricordare, emergono faticosamente brandelli di un passato drammatico. Il suo nome è Vasilij Nesterenko, e non è un uomo qualunque. È un fisico nucleare che lavorava per l'esercito sovietico, e nel 1986, quando si è verificato l'incidente alla centrale di Cernobyl, ha fatto parte dell'équipe di scienziati chiamati all'impresa disperata di estinguere l'incendio del reattore numero 4. Nesterenko ha visto e sa. Troppo. Per questo le autorità lo hanno minacciato, per questo è fuggito. Eppure il suo primo pensiero è quello di tornare a Pripjat', la città fantasma, a tre chilometri dalla centrale, in cui sopravvivono i suoi ultimi e più vividi ricordi. Ramingo in quel paesaggio da fine del mondo abitato da saccheggiatori, disertori della guerra in Cecenia e cani randagi, Nesterenko si è rifugiato nell'autoscontro di un luna park e ha fraternizzato con i «coloni della vita radioattiva», coloro che a Pripjat' sono rimasti perché hanno superato la paura dell'atomo, o perché «non li hanno voluti in nessun altro posto». Liberamente ispirato alla lotta dello scienziato che cercò di far conoscere al mondo la verità su Cernobyl, questo romanzo intreccia documenti e testimonianze con la poesia di una scrittura asciutta e precisa, che racconta la devastazione e, al tempo stesso, rende omaggio alla volontà di resistere, alla solidarietà che supera la paura della morte.

Dettagli libro

Sull'autore

Javier Sebastián

Javier Sebastián è nato a Saragozza nel 1962 e vive a Barcellona. Questo è il suo quinto romanzo, il primo pubblicato in Italia.

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