Memorie di un pazzo
Memorie di un pazzo

Memorie di un pazzo

«Anno 2000, 43 aprile. Oggi è una giornata di immenso trionfo! In Spagna c’è un re. Questo re sono io.» Chi scrive è Aksentij Ivanovič Popriščin, uno dei tanti piccoli funzionari della pubblica amministrazione che affollano la letteratura russa. Misero e frustrato ingranaggio nella spietata macchina della burocrazia statale, trascorre le giornate a temperare le penne del suo superiore coltivando il sogno di sposarne la figlia. Niente più di una velleitaria illusione, che si rivelerà però l’inizio di una lenta disgregazione raccontata nelle pagine di questo diario, pubblicato nel 1835 e poi incluso nei Racconti di Pietroburgo. Con il suo sguardo surreale, in bilico tra pietà e ironia, Gogol’ segue il protagonista nel suo lento scivolare giorno dopo giorno nel gorgo della follia. Una follia che è un grido di rivolta e una disperata via di fuga dall’alienante omologazione del sistema che, ieri come oggi, condanna all’invisibilità i modesti «impiegati della vita» come Popriščin.

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Sull'autore

Nikolaj Vasil'evič Gogol'

Nikolaj Vasil’evič Gogol’ nacque a Soročincy, nel governatorato di Poltava, in Ucraina, nel 1809. Nel 1828 si trasferì a Pietroburgo, entrando presto nell’ambiente letterario. Nominato nel 1834 professore di storia all’Università, si dimise dall’incarico l’anno successivo. Nel 1836 lasciò la Russia e cominciò a peregrinare per l’Europa; fu a Parigi e a Roma. Scrisse racconti, novelle, saggi critici e drammi teatrali. Morì a Mosca nel 1852.

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