Dorothy Parker
Istrionica, beffarda, modernissima, Dorothy Parker (1893-1967), nata Rothschild, comincia a scrivere per Vogue nel 1914 e in seguito prende il posto di P.G. Wodehouse a Vanity Fair, ma viene licenziata per i suoi testi troppo espliciti. In segno di solidarietà, si dimettono altri due giornalisti, Robert Benchley e Robert E. Sherwood, e creano con Parker la famosa Tavola Rotonda all’Algonquin Hotel che, come recita una targa visibile ancora oggi, “con la forza del carattere cambiò la natura della commedia americana e fissò nuovi canoni estetici di una nuova stagione delle arti e del teatro”. Non meno importante è il suo impegno politico; nel 1936, favorendo la creazione della Lega antinazista a Hollywood, si attira l’accusa di essere una simpatizzante comunista e, negli anni ’50, viene indagata dall’FBI, finendo così nella “lista nera” di Hollywood, in cui erano elencati quegli sceneggiatori, attori, registi e scrittori sospettati di svolgere attività antiamericane e ai quali era dunque vietato dare lavoro. Negli anni ’60, diventa una convinta sostenitrice del movimento per i diritti civili e infatti, poco prima della sua morte, nomina suo erede universale Martin Luther King.