«Chi d’esso loco fa parole, / non dica Ascesi, ché direbbe corto, / ma Orïente, se proprio dir vuole». I versi del Paradiso dantesco che nominano Assisi, in cui «nacque al mondo un sole» chiamato Francesco, suonano come un pronostico, se letti nel contesto del libretto amorosissimo di Cheng. Qui Oriente e Occidente, tradizione taoista e cristianità scoprono la loro comunione grazie all’universalità del santo più venerato. A testimoniarla, in una scrittura tersa che ha la chiarità delle estati umbre, è un migrante giunto in Francia dalla Cina. Adesso è una gloria letteraria nella terra che l’ha accolto, ma quando vide per la prima volta Assisi, nel 1961, non era che un giovane esule in preda allo spaesamento. Di quell’incontro inaspettatamente abbagliante con i luoghi francescani volle serbare per sempre memoria iscrivendolo nel suo stesso nome: all’atto della naturalizzazione francese, dieci anni dopo, scelse François al posto del cinese Chi-hsien, «celebrante la saggezza». Origini e approdi si pongono così per lui sotto il segno di una segreta alleanza, di cui Francesco diventa l’emblema. Se ne cercherebbe invano, in queste pagine, l’immagine agiografica tutta mansuetudine e candore. «Il Grande Vivente», lo chiama Cheng, e ne avverte la presenza di «eterno contemporaneo» soprattutto tra le rocce incorruttibili che gli fecero da giaciglio. All’intellettuale cinese istruito nella geomantica del Tao, l’antica arte di decifrare l’energia dei paesaggi, la topografia della santità – l’Eremo delle Carceri, la Porziuncola, San Damiano – manifesta subito il proprio corpo vivo e pulsante. «Ecco il luogo, il mio luogo! È qui che il mio esilio avrà fine!»
Dettagli libro
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Editore
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Lingua
Italiano -
Lingua originale
Francese -
Data di pubblicazione
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Numero di pagine
68 -
Argomento
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Collana
Sull'autore
François Cheng
François Cheng, nato in Cina nel 1929, vive in Francia dal 1949 e dal 1977 ha adottato la lingua francese per i suoi scritti. Figura poliedrica di poeta, saggista, romanziere, docente, calligrafo e traduttore (ha tradotto in cinese i surrealisti, Baudelaire, Rimbaud, Char), è stato il primo asiatico a essere eletto all’Académie Française (2002). Tra i suoi libri: le raccolte poetiche De l’arbre et du rocher (1989) e Cantos toscans (1999); i saggi Entre source et nuage (1990), Et le souffle devient signe. Ma quête du vrai et du beau par la calligraphie (2001) e Œil ouvert et coeur battant. Comment envisager la beauté? (2011); i romanzi L’éternité n’est pas de trop (2002) e Quand reviennent les âmes errantes (2012). Ha ripercorso la sua vita e il suo pensiero negli Entretiens avec Françoise Siri, suivis de Douze poèmes inédits (2015). In traduzione italiana: Nell’eterno, l’amore (2005), Il dialogo (2003) e Shitao 1642-1707. Il sapore del mondo (1999). Presso Bollati Boringhieri ha pubblicato Cinque meditazioni sulla bellezza (2007), Cinque meditazioni sulla morte ovvero sulla vita (2014, n. ed. riveduta 2015), Assisi. Un incontro inaspettato. Con il «Cantico delle creature» di san Francesco (2015) e L'anima. Sette lettere a un'amica (2018).